Micene


Tegea - Micene, 75 km.83

I veri uomini viaggiano da soli. Sigfrida se n’è andata, Virgilia è sparita, ma quel ch’è peggio, sono ormai sicuro che la forcella sia storta. Vedi: quando tolgo le mani, devo arcuare lateralmente il busto per andare dritto. Nel walkman Sid Vicious esegue la magistrale interpretazione di My Way. Sono questi i momenti in cui si vede il carattere di un uomo.

In questa zona lavorava Eracle. L’eroe prese servizio dal cugino Euristeo, re di Tirinto, con un contratto per 12 fatiche.

In una grotta del monte Treto, nei pressi di Nemea, dove si svolgevano i giochi Nemei, viveva il leone Nemeo. La bestia, invulnerabile da bronzo, ferro o pietra, faceva strage di contadini, capre, pastori e giumente, come al solito. Eracle ci rimise la spada, che si piegò come stagno, e la clava di olivo, che si infranse in mille pezzi, quando colpì il leone sulla testa. Fu costretto ad affrontarlo a mani nude per strozzarlo. E perse pure un dito nel combattimento.84

Per scuoiarlo, dovette usare le zanne del leone stesso, perché il coltello non riusciva a incidere la pelle. Comunque poiché Euristeo, impressionato dalle spoglie, non volle più la pelle del leone, Eracle se la tenne, e la usò come vestito.85 Chissà se sono mai esistite forcelle invulnerabili.

Poi dedicò i giochi Nemei a Zeus (fino allora in onore di Ofelte) e si fece un’altra clava. Altri tempi. Ehi, ma quella è Sigfrida. Che fa con quel nodoso ramo di olivo, gli strappa via la corteccia? Incredibile, si è fatta una clava! E quella è la coppia di italiani in enduro. Mi avvicino, mi riconoscono e mi salutano.

- Fantastica la guida, c’è scritta tutta la fatica di Ercole - fa lui, mostrandomi il libretto.
- Sai, invece cosa manca? - mi dice la sua povera fidanzata, acquattata su un masso - le tue emozioni, i tuoi sentimenti. È un po’ troppo impersonale!

- Cosa? Raccontare i fatti miei? A stento interessano me, figurati gli altri.
- Tu sbaglia, a noi interessa tuoi pensieri, perché, ad esempio, tu solo? cosa fatto? dove Virgilia? - interviene Sigfrida, agitando la clava.

- Che ne so io dov’è Virgilia, sono forse il suo tutore?
- No, no - interviene invece lui - Per me va benissimo così. A me delle tue emozioni non me ne può fregare di meno. - Meno male, almeno uno che mi capisce.

- In che albergo siete? Così prenoto per me, prima di visitare Micene. - Chiedo ai ritrovati compagni di viaggio.
- Che domande! - rispondono all’unisono - Alla Belle Helene.86

Difatti in quest’albergo alloggiarono Claude Debussy e Virginia Woolf, e questo è niente. Stette qui, per tutto il tempo degli scavi, niente poco di meno che Heinrich Schliemann. E stasera come dessert La poire a la belle Helene, che altro se no!

Eh sì, bisogna ammettere che anche se siamo fuori dal periodo classico, la concentrazione di personaggi ed episodi mitici è tale da meritare una digressione, il mistero di quello aspetterà.

Intanto la bionda Elena, certo doveva aver qualcosa di speciale, se gli abitanti di Troia, nel bel mezzo di un assedio decennale, dicevano, vedendola passare, che non si poteva dare torto a Paride di volersela tenere (e quindi continuare la guerra).87 Poi dice che gli uomini non preferiscono le bionde.

Anche se, a sentire Stesicoro, in realtà Elena a Troia non ci sarebbe mai arrivata perché, durante il rapimento di Paride, nella tappa egiziana sarebbe stata sostituita con un fantasma avente le sue sembianze. La vera Elena sarebbe quindi stata conservata in Egitto, per essere restituita intatta a Menelao alla fine della guerra. Ma quale palermitano crederebbe mai alle parole di un catanese!?

Poi Agamennone, il re di Micene che guidava la spedizione greca. Che dramma al ritorno: la moglie Clitemnestra lo decapita, il figlio Oreste ammazza la madre, ma che dico dramma, una tragedia greca.

E per finire il più mitico di tutti: Heinrich. Nato nel 1822 e costretto a lasciare la scuola a 14 anni, lavora come garzone di droghiere fino a 19, quando decide di cercare fortuna in Venezuela. Ma la nave, partita da Amburgo, fa naufragio al largo dell’Olanda. Schliemann, si salva miracolosamente e comincia a lavorare presso una compagnia commerciale ad Amsterdam. Impara anche una decina di lingue e viene mandato a San Pietroburgo come rappresentante.

Qui fonda una compagnia sua, si arricchisce con la guerra di Crimea e sposa Ekaterina. Quindi si sposta in California nel periodo della corsa all’oro per fondare una banca. A 40 anni è così ricco che può smettere di lavorare e dedicarsi alla sua passione: l’archeologia.

Si trasferisce in Grecia e si fa cercare una nuova moglie dal vescovo di Atene. Seleziona le candidate e sposa nel ’69 la diciassettenne Sophia Engastromenos che ha saputo recitare a memoria i versi di Omero su cui era stata interrogata (Mah, solo per quello?). Il matrimonio comunque riesce bene, la moglie lo accompagna con entusiasmo nelle sue avventure. E lui scava, con foga. Trova Troia e Micene, anche se in entrambi i casi scava troppo e scopre strati precedenti a quelli delle città omeriche. Ma non è il caso di sottilizzare, visto che gli altri non avevano trovato niente.

L’albergo è tutto prenotato, insisto con l’albergatore che vorrei stare con i miei amici, ma non c’è niente da fare, al massimo potrò cenare con loro.
- A meno che - mi dice, mentre vado via - la signorina Schiffer, che ha una stanza doppia, non accetti di dividerla con lei.
- Quale signorina Schiffer?
- Sigfrida Schiffer, non ha detto di conoscerla?
- Eh, ah, certo, glielo chiederò, anzi vado a chiederglielo subito.

Ecco a chi assomiglia Sigfrida! Che dico assomiglia, due gocce d’acqua, che sia una parente? Al mare il suo viso l’ho osservato attentamente, è uguale a quello di Claudia, a parte una macchia sulla spalla e le cosce più muscolose.

Visitiamo Micene. La porta dei leoni (chi ha fatto il liceo scientifico non potrà mai dimenticarla: un tuffo al cuore); e che dire dell’assestamento ciclopico? Quanta gomma per cancellare ci siete costati! Un pomeriggio denso di emozioni, turbato solo dal pensiero per la forcella. Sigfrida è d’accordo a dividere la camera, figuriamoci se la Panzer Divisionen si dà pensiero.

Dopo cena, in camera sono un po’ imbarazzato: fra poco uscirà dal bagno, chissà cosa si mette per andare a letto. Una sorta di camiciona di iuta, se non sono canne intrecciate, sembra una guerriera di Asterix. - Ora tu usa bagno - mi dice con la consueta dolcezza.

Mi sa che non ci esce niente, inutile farsi la doccia, mi lavo i denti e basta. Comunque, ispiro profondamente, gonfio il torace, trattengo il respiro, esco dal bagno, mi infilo nel mio letto e riprendo a respirare. - Sigfrida, tu sei per caso parente di Claudia Schiffer? - chiedo prima di spegnere la luce.

Sigfrida impallidisce, accelera il respiro, si gira nel letto, poi risponde: - Chi ti detto mio cognome?
- L’albergatore, perché?
- Albergatori sempre parla sproposito, cosa te interessa mio cognome?
- Nulla, è stato un caso che me lo abbia detto. Mi dispiace, non volevo sembrare inopportuno.
- Tu italiano ficcanaso come greco, una faccia una razza!
Spengo la luce e mi giro dall’altra parte, verrà il giorno che il nostro debito farà affondare la Germania. Cerco di dormire, ma sono innervosito, guarda se mi devo far trattare così.

- Scusa, tu non torto, ma io non piace argomento - dice a bassa voce dopo un po’.
Ora gliene dico quattro: - Non fa niente, colpa mia che ho toccato un tasto che non dovevo.
- Tu scusa, prego, tu non spiace se non parliamo di argomento.
- Tranquilla, è tutto a posto, non ti preoccupare, buonanotte.
- Io infanzia difficile, non piace parlare.
- Non c’è alcun problema, Sigfrida, non hai bisogno di aggiungere nulla - le dico comprensivo.
- Io sorella gemella monozigota di Claudia, anche se io nata mezza ora prima.
- Ma, no!

- Mamma vuole bimba bellissima e invulnerabile. Subito dopo parto, bagna me in sangue di drago Fafnir, ma piccola foglia di albero cade su mia spalla e sangue di drago non bagna, io là mio tallone di Achille - non so se crederle. Continua - Mamma si accorge di foglia ma troppo tardi, poi ripete operazione con Claudia, ma questa volta niente foglia, bimba perfetta - e questo è vero - Poi noi cresciute, Claudia sempre perfetta, non bisogno di niente, io invece studiare, allenare in palestra, ma mai uguale sorella; Claudia neanche cresce peli su gambe, come altre donne germaniche, che se noi taglia non entra in Valhalla.
- In effetti mi sono sempre chiesto perché non li tagliaste.

- Mamma non colpa di foglia su spalla, ma intanto ragazzi preferire sempre Claudia, me seconda scelta.
- Oh poverina.
- Io sempre più palestra, danza, boxe, impara lingue perfezione, impara senz ov iumor per brillantezza conversazione, ma uomini sempre chiede mia sorella.

Poverina, non ci avevo mai pensato, ma essere la sorella di Claudia Schiffer ha un sacco di lati negativi, e il fratello pure. Adesso non parla, ma mi sembra di sentire un pianto sommesso. La chiamo: - Sigfrida - non risponde, mi alzo e mi avvicino al suo letto: sta piangendo.

- Sigfrida, dài, smetti di piangere, tua sorella sarà pure la più bella del mondo, ma tu comunque sei in zona medaglia. Metti che sei terza, pensa quante vorrebbero essere come te, e invece si devono accontentare del centomillesimo posto (che comunque non butterei via).

- Davvero tu credi io molto bella?
- Certo, Sigfrida, estremamente bella.
Mi butta le braccia al collo, orca come punge la iuta
- Sai? tu, piaciuto perché povero disgraziato un poco come io.
Povero disgraziato un corno, ma non è il momento di farglielo notare e già che ce l’ho, me la tengo tra le braccia.

- Tu pensi io non bisogno scappare mia famiglia?
- Certo che no! Per evitare rivalità, ti basta frequentare un diverso giro di amici.
Le accarezzo i capelli,
- Tu non secondo fine, io piace tu, anche se puzza come cavallo dopo Arc de Triomphe. -
Me la potevo fare la doccia, ma ormai. La bacio, si sta attenuando.
- Io odiato questo cognome, sempre tutti chieduto di mia sorella, mai di me. Ma in tue braccia io vede vita più rosa, tu unico che piace subito me e non Claudia - mi dice mentre continuo a coccolarla.

Sarà meglio non chiederle di presentarmi la sorella. Le sfilo il sacco di iuta, la bacio sulle spalle, poi sul suo tallone di Achille, la panzer divisionen è ormai diventata un profiterole.
- Fa piano, preco, tu mio primo uomo.
Pure vergine? No, questa non se la bevono, già gemella di Claudia Schiffer è difficile, meglio questo:
- Però, prossima volta, tu prima fa doccia!

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[83] Tegea, 9 km, Tripoli (ss 39), 47 km, Nemea (uscita autostrada E 65 direz. Atene), 10 km, antica Nemea, 18 km, Micene (ss 7).

[84] Diodoro Siculo, IV, 11.

[85] Ibidem.

[86] Tel. 0751 66255.

[87] Commento di Servio a Virgilio, Eneide II, 33.


Pubblicato il 27 novembre 2011; modificato il 12 luglio 2013.

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