1955 Il grande successo


Chuck Berry


Ray Charles


I Platters


Bo Diddley


Tennessee Ernie Ford

Le prime dieci della Billboard annuale:

01. Cherry Pink And Apple Blossom White - Perez Prado
02. Rock Around the Clock - Bill Haley & His Comets
03. The Yellow Rose of Texas - Mitch Miller
04. Autumn Leaves - Roger Williams
05. Unchained Melody - Les Baxter
06. The Ballad of Davy Crockett - Bill Hayes
07. Love Is a Many-Splendored Thing - The Four Aces
08. Sincerely - The McGuire Sisters
09. Ain't That a Shame - Pat Boone
10. The Wallflower - Georgia Gibbs

Il più grande artista del Rock 'n' Roll è stato Chuck Berry. Scriveva le sue canzoni e ne componeva la musica (mentre Elvis Presley fu sempre e soltanto un interprete). Nel '55, bluesman ancora sconosciuto, riuscì a farsi ascoltare da Muddy Waters che lo apprezzò e lo indirizzò alla Chess records. La Chess pubblicava soprattutto blues, ma il genere era in ribasso e occorreva qualcosa di nuovo. Così, invece del blues che Berry gli proponeva, i dirigenti della Chess scelsero il pezzo hillbilly Ida Red, benché fosse marginale nel repertorio del cantante. Ida Red venne rinominato Maybelline per l’accordo commerciale che avevano con l'omonima ditta di cosmetici, registrato e portato ad Alan Freed per il lancio. Per trasmettere la canzone Freed pretese i due terzi dei diritti d'autore. Quelli della Chess accettarono, ma a Berry non glielo dissero. Dovettero confessarglielo quando le vendite raggiunsero il milione di copie. Berry non fu contento.

Un altro gigante vide il suo esordio in classifica nel '55: Ray Charles. Lo fece portando al successo un vecchio gospel trasformato in canzonetta (I got a woman) e inventando la musica Soul.

Fu anche l'anno in cui si videro per la prima volta le band di sole donne, come le Chordettes e le Chantels, e in cui la chitarra diventò lo strumento principale delle band di Rock ’n’ Roll, grazie a Chuck Berry.

La canzone che caratterizzò il 1955 fu Only You, che spopolò in tutto il mondo cantata dai Platters, il più fortunato gruppo di colore degli anni ’50. È la prima canzone di cui ho un ricordo diretto, ma poiché avevo due anni, ritengo di averla sentita solo qualche anno dopo. È legata indissolubilmente ai miei bagni di mare a Villa Cardì, un lido dal mare profondo, dove non si toccava da nessuna parte, ed io avevo un salvagente insufficiente a tenermi a galla senza annaspare. Non ho mai capito perché non mi diedero una ciambella grande come quelle degli altri bambini.

Bo Diddley, nell'omonima canzone, inventò un ritmo martellante che interpretò dimenandosi come Elvis, ma prima di Elvis.


Quell'anno, il cantante amato dalle ragazze perbene e la fidanzata d'America si sposarono.

Successi del 1955

Big Joe Turner – Flip flop & fly
Bill Haley and his Comets – Rock a beatin’ boogie
Bill Haley and his Comets – Rock around the clock
Bo Diddley – I am a man
Chuck Berry – Maybellene
Fats Domino – Ain’t that a shame
Four Aces – Love is a many splendored thing
Les Baxter – Unchained melody
Pat Boone – Ain’t that a shame
Penguins – Earth angel
Platters – Only You
Ray Charles – I got a woman
Renato Carosone – La pansé
Tennessee Ernie Ford – Sixteen tons
Muddy Waters – Mannish boy

Bei film del 1955


Marilyn Monroe cerca il fresco.


Sofia Loren cerca il posto.


Franca Valeri cerca un marito.

Quando la moglie è in vacanza (The seven year itch), di Billy Wilder. La nuova vicina di casa, Marilyn Monroe, mostra un'inspiegabile disponibilità verso Tom Ewell, la cui moglie è partita per le vacanze. Ricco di spunti wilderiani, se non fosse stravolto dall'inverosimile perbenismo hollywoodiano, sarebbe stato un gran film.

L'amore è una cosa meravigliosa (Love Is a Many Splendored Thing), di Henry King, un melodrammone esotico-orientale tra il giornalista William Holden e la dottoressa mezzosangue Jennifer Jones. Apprezzatissimo dalle donne di una certa età.

Caccia al ladro (To Catch a Thief), di Alfred Hitchcock. Un intreccio ben congegnato, ma chi manca di naturalezza è Grace Kelly, nel ruolo della bella ereditiera affascinata dal ladro gentiluomo Cary Grant. Talmente innaturale che, alla fine del film, preferì sposare il padrone del set e di tutto il granducato che c'era attorno.

Il seme della violenza (Blackboard Jungle), di Richard Brooks. Glenn Ford, professore reduce di guerra, gronda retorica sugli alunni ribelli per redimerli. Gli alunni se l’asciugano via con lo straccio, ma Sidney Poitier ci casca. Insopportabile, nominato solo perché la colonna sonora comprende Rock around the clock.

La signora omicidi (The Ladykillers), di Alexander MacKendrick. In casa di una vecchietta, Alec Guinnes prepara un colpo con una banda comprendente Peter Sellers ed Herbert Lom (I futuri ispettori Clouseau e Dreyfus delle Pantere rosa). La vecchietta se ne accorge, la banda pure, ma la fortuna è sfacciatamente dalla parte della vecchietta. Ineffabile, anche se manierato.

Il segno di Venere, di Dino Risi. Sofia Loren e Franca Valeri sono due cugine attorno alle quali ronzano De Sica, De Filippo, Sordi e Vallone. In realtà molto più attorno alla Loren che alla Valeri (che scrisse il film). Molto piacevole e ben fatto, basterebbe il panorama di Roma senza macchine per giustificarne la visione.

Per completezza (non è detto che meritino la visione) occorre citare: Gioventù bruciata (Rebel without a cause), di Nicholas Ray e con James Dean; La valle dell'Eden (East of Eden), di Elia Kazan e con James Dean; Il ferroviere, di Pietro Germi; La congiura degli innocenti (The Trouble with Harry), di Alfred Hitchcock, sconclusionato e inverosimile; Bulli e pupe (Guys and Dolls), di Joseph L. Mankiewicz, con Frank Sinatra e Marlon Brando, che, se non fosse così lungo (150'), potrebbe anche vedersi come un documento della Cuba pre-Castrista; infine Marty, la vita di un timido (Marty), di Delbert Mann, con Ernest Borgnine, che invece potrebbe essere sopportabile e Rififi (Du rififi chez les hommes) di Jules Dassin.

Anno seguente


Pubblicato il 22 gennaio 2009; ultima modifica il 27 gennaio 2021.

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