Le novità dello Younger Dryas             English version


Un blocco di ossidiana.


La posizione di Melos (oggi).


Mortaio natufiano a Upper Besor VI.

Durante la transizione glaciale/interglaciale accaddero diversi fatti interessanti. L’attività marinara si diffuse in tutto il Mediterraneo e divenne presto più sofisticata: 17.000 anni fa era già in grado di permettere la pesca d’altura, come documentano i resti ritrovati nelle caverne nei pressi di Mentone (Cleyet-Merle, 1990: 26). Ma fu 13.000 anni fa, all’inizio dello Younger Dryas, (dopo i 1500 anni di caldo che seguirono il MWP-1a), che due eventi dimostrano un salto di qualità nella navigazione del Mediterraneo: la colonizzazione di Cipro, che comportò l’attraversamento di 65 km di mare (Ammerman et al., 2006), e l’instaurazione di rotte marittime “regolari” per il trasporto dell’ossidiana tra Melos e l’Argolide (Renfrew and Aspinall, 1990).

Nello stesso periodo, sulla terraferma di fronte a Cipro, nella punta occidentale della mezzaluna fertile, gli uomini iniziarono a selezionare i cereali da coltivare (Purugganan & Fuller, 2009). Infatti, benché i cereali selvatici facessero già parte della dieta umana fin dal massimo glaciale (20.000 anni fa) (Kislev et al., 1998), prima di 13.000 anni fa non possiamo stabilire se fossero coltivati o spontanei (le specie addomesticate apparvero in questo periodo). In questi stessi luoghi, nell’arco di tempo compreso tra i due MWP (14.500 – 11.500 anni fa) apparvero anche i primi villaggi neolitici natufiani (Bar-Yosef, 1998), che mostrano le prime case in pietra ed utensili ed ornamenti mai visti prima (Bar-Yosef Mayer & Porat, 2008).

Insomma, nell’arcipelago egeo e nel vicino oriente, delle tecnologie rivoluzionarie, marittime e terrestri, apparvero in corrispondenza degli sconvolgimenti climatici avvenuti tra i due MWP. Forse si trattò dell’adozione di stili di vita più adeguati alle nuove condizioni, o forse furono invece il portato culturale di qualcuno che già le conosceva e che si trasferì da quelle parti. Non c’è dubbio, infatti, che un’altra cosa avvenne in quel periodo tormentato: l’abbandono di territori sommersi dal mare per l’aumento di temperatura, e le conseguenti migrazioni di coloro che li occupavano.

Tuttavia, poiché non risultano reperti anteriori al MWP-1a che ci facciano sospettare l’esistenza di forme di civiltà antecedenti 14.500 anni fa [1], l’ipotesi di un adattamento al cambiamento portato dal MWP-1a è più credibile. In effetti, in poco tempo la temperatura salì ai livelli odierni, le precipitazioni diminuirono e le estati divennero più lunghe e più calde. Forse i cereali selvatici non crebbero più tanto facilmente e bisognò coltivarli selezionando i terreni o irrigandoli, di certo, le estati più lunghe e il mare più calmo estesero la stagione della navigazione, permettendo il miglioramento delle tecniche marinare. Di fatto il mutamento climatico indotto dal MWP-1a ha proprio le caratteristiche per stimolare i cambiamenti che avvennero.

Riassumendo: 13.000 anni fa nel mar Egeo si sviluppò e perfezionò la navigazione (soprattutto per procurarsi l’ossidiana, un bene allora prezioso) ed in medio oriente si addomesticarono i cereali da coltivare. Se questo avvenne per adattarsi al mutamento climatco c'è una conseguenza ovvia: anche altre popolazioni, sottoposte al medesimo stress avrebbero potuto sviluppare innovazioni simili. Ci sono altre regioni del Mediterraneo che per le loro caratteristiche geografiche avrebbero potuto vivere una esperienza analoga? Si: le isole del Canale di Sicilia.


[1] La tendenza umana a vivere vicino al mare ha avuto un’ovvia conseguenza sulla distribuzione dei siti archeologici: è probabile che la maggior parte dei luoghi abitati durante l'era glaciale si trovino sui bassifondi marini che costituivano le coste di allora (Bailey & Flemming, 2008). Gran parte di eventuali reperti precedenti il MWP-1a dovrebbe in effetti trovarsi in fondo al mare, dato che i bassifondi di oggi costituivano l’habitat più probabile di allora e questo potrebbe spiegare l’assenza di ritrovamenti. Però questa è una condizione che vale pure per il MWP-1b: anche la maggior parte dei resti di occupazioni dello Younger Dryas dovrebbe trovarsi su bassifondi marini. Invece, come abbiamo visto, le tracce dell'evoluzione degli “yungerdryasiani” sono state trovate.


Ammerman, A.J., P. Flourentzos, C. McCartney, J. Noller and D. Sorabji (2006) Two new early sites on Cyprus. Report of the Department of Antiquities, Cyprus: 1-21..

Bailey, Geoffrey N., Nicholas C. Flemming, (2008) Archaeology of the continental shelf: Marine resources, submerged landscapes and underwater archaeology. Quaternary Science Reviews 27 2153–2165.

Bar-Yosef, Ofer (1998), The Natufian Culture in the Levant, Threshold to the Origins of Agriculture, Evolutionary Anthropology 6 (5): 159–177.

Bar-Yosef Mayer Daniella E. and Naomi Porat (2008), Green stone beads at the dawn of agriculture, 8548–8551 PNAS June 24, 2008, vol. 105 no. 25

Cleyet-Merle, J. J. (1990) La préhistoire de la pêche: 26, Ed. Errance, París..

Kislev, M. E., Nadel, D. & Carmi, I. Epipalaeolithic cereal and fruit diet at Ohalu II, Sea of Galilee, Israel. Rev. Palaeobot. Palyn. 73, 161–166 (1992).

Purugganan M. D. & Fuller D. Q. (2009) The nature of selection during plant domestication. Nature 457, 843-848.

Renfrew, C., and A. Aspinall (1990) Aegean obsidian and Franchthi Cave. In C. Perlès, Excavations at Franchthi Cave, Greece, Fascicle 5: Les industries lithiques taillées de Franchthi (Argolide, Grèce) II. Les industries du Mésolithique et du Néolithique initial, 257-70. Bloomington and Indianapolis: Indiana University Press.


Pubblicato il 4 novembre 2011; ultima modifica il 7 giugno 2012.

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