Le rotte dei Fenici (bozza)    

Se i Fenici usarono veramente un faro per indicare le rotte verso Ustica e verso Lipari, perché non farlo per agevolare la tratta Cartagine – Sicilia, di gran lunga la più frequentata?

Cartagine dista da Mothia circa un centinaio di miglia, la prima parte delle quali può essere percorsa attraversando il golfo di Tunisi. A capo Bon, inizia il tratto di mare aperto e da lì a Mothia ci sono un'ottantina di miglia (circa la stessa distanza che separa capo Gallo da Lipari).



Ad una velocità di un paio di nodi, la traversata richiedeva una quarantina di ore, che potevano diventare facilmente cinquanta o sessanta se le condizioni meteorologiche peggioravano.

Con una buona visibilità diurna, a metà strada, si riuscivano a vedere, sia il promontorio di capo Bon, che il monte di Erice (quando la visibilità è ottima, capo Bon si vede addirittura da Erice).

Per contro, la portata dei fari, che può essere stimata attorno alla decina di miglia, fa sì che questi sarebbero stati invisibili per la maggior parte di un’ipotetica traversata notturna.

Ipotizzando una partenza all’alba da Cartagine ed una quindicina di ore per costeggiare il golfo di Tunisi e giungere la sera a capo Bon, un’ulteriore decina di miglia si sarebbero potute percorrere, guidati da un faro di notte.

Il giorno sarebbe sopraggiunto al largo, con la vista della costa tunisina, prima, e di Erice, dopo, per guidare la rotta.

Al calar della notte successiva, dei fuochi di segnalazione posti forse ad Erice e/o a Favignana, avrebbero continuato ad indicare la direzione e la luce del giorno sarebbe giunta in tempo per entrare nello Stagnone di Marsala [1].



Il promontorio di capo Bon è simile a quello di capo Gallo, per di più con una sommità facilmente accessibile. Quindi anche qui due fuochi uno sopra l'altro, magari uno ai piedi e l’altro al vertice del monte sarebbero stati una soluzione efficace.

Lo schema dei massi di capo Gallo è semplice ed ingegnoso, ma non è detto che sia stato ripetuto tale e quale in tutte le situazioni.

Per servire, un faro deve essere visto e la geografia non è mai la stessa. Come diceva Mao, non importa che il gatto sia bianco o nero, importa che acchiappi i topi.

Nei pressi di Mothia non c’è alcun’altura, quella più vicina è a Favignana. Inoltre, sullo sfondo, alta settecento metri, Erice si staglia ben visibile. Un bel falò al tempio di Venere sarebbe stato visibile da ben più di dieci miglia.

Mentre il castello di Favignana, a circa trecento metri di altezza, avrebbe fornito un altro punto valido per un fuoco di segnalazione. Peraltro Erice e Favignana sono anche abbastanza ben allineati lungo la direzione Mothia - capo Bon (caratteristica molto utile per percorrere la rotta in senso inverso).



È curioso che una possibile etimologia di Lampedusa si riferisca ad una lampada di segnalazione. Di certo l’isola costituì una tappa intermedia tra la Tunisia e Malta, insediamento fenicio molto importante.

Dalla mappa si vede che la rotta più breve, partendo da Madhia, era anche orientata lungo la direzione est – ovest, una di quelle facili da mantenere.

Dopo due o tre giorni di navigazione, Lampedusa, dotata di un porto naturale ben riparato, permetteva rifugio e riposo.

L’incertezza era sulla tratta successiva: altri due o tre giorni di navigazione obliqua per Malta, o allungare, passando da Linosa facendo ancora una rotta est – ovest?

Non sono in grado di sciogliere il dubbio, ma la presenza di eventuali indicatori sulla punta nord-est di Lampedusa, sul lato sud-ovest di Linosa o sulla costa meridionale di Malta potrebbe risolverlo.

Se vi trovate a passare in barca da quelle parti, date un'occhiata.




[1] Bisogna notare che, essendo la rotta frequente e percorsa con regolarità in diversi periodi dell’anno, delle conoscenze astronomiche un po’ più dettagliate erano probabilmente in possesso dei marinai per navigare di notte. La stella polare si chiama così perché il cielo le ruota intorno. In ogni momento c’è qualche stella (o costellazione) che indica il nord-est. Sapere, ora per ora, quali stelle bisognasse seguire, avrebbe permesso ad un equipaggio munito di una clessidra ad acqua di determinare la rotta con precisione accettabile.



Pubblicato il 31 luglio 2014; ultima modifica il 2 agosto 2014.

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