I primi uomini (bozza)                   English version

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Una cosa che di solito sconcerta le persone di buon senso è il periodo della fioritura di Atlantide. Per quanto ne sappiamo, dodicimila anni fa l’umanità era in pieno paleolitico, l’agricoltura doveva ancora nascere e soltanto qualche tribù mediorientale si stava ingegnando per lavorare la pietra in modo più accurato. Chiunque abbia studiato la preistoria direbbe che era troppo presto per una civiltà raffinata come quella descritta da Platone.

Tuttavia chi è rimasto al corrente delle scoperte hanno movimentato l'archeologia nell’ultima quindicina d’anni avrà notato che dei ritrovamenti relativamente recenti hanno spostato la nascita dell’agricoltura, l’inizio del neolitico e la capacità di costruire grandi edifici, qualche millennio più indietro nel tempo, guarda caso, proprio fino alla presunta epoca di Atlantide.

Questa singolare coincidenza suggerisce un’ipotesi minimalista: è possibile che sia esistita una tradizione mitologica per ricordare le rivoluzionarie innovazioni del neolitico? (Più tardi, qualcosa di analogo accompagnò la nascita della metallurgia). Potrebbe Platone aver attinto ad essa per costruire la leggenda di Atlantide?

Un’Atlantide meno sofisticata, ma sostanzialmente portatrice di innovazioni agricole, edilizie e, probabilmente, sociali sarebbe un’ipotesi che non richiederebbe alcuno stravolgimento della cronologia accettata, lasciando aperto soltanto il problema di come una leggenda così antica possa essersi tramandata fino ai tempi di Platone.

Per illustrarla bisognerà riassumere il quadro di quell’interessante periodo, ma prima è bene sgombrare il campo da un paio di pregiudizi sulle capacità umane di socializzare e di navigare.

L’uomo anatomicamente moderno (la nostra specie, detta anche sapiens sapiens) è apparso nel Corno d'Africa verso la fine della penultima era glaciale [1], più di centotrentamila anni fa [2] (Stringer, 2000).

Cosa abbia determinato la nascita della nostra specie non lo sappiamo, ma è un fatto che il giovanotto che usa facebook per rimorchiare non è geneticamente diverso dal troglodita che centomila anni fa usava la clava per lo stesso scopo. Dotato di iphone ed istruito al suo uso, anche il troglodita avrebbe postato un profilo spudoratamente falso. Il punto è che se i modelli sociali più complessi sono apparsi soltanto nel neolitico, non è perché i paleolitici fossero geneticamente incapaci di adottarli, ma perché il piccolo numero dei componenti delle tribù ed i metodi per procurarsi il cibo non lo richiedevano.

Durante il successivo periodo interglaciale, iniziarono le prime migrazioni umane (probabilmente causate alla desertificazione del Corno d’Africa).

Poco più di centomila anni fa l’uomo si stabilì sulle rive del mar Rosso, dove apprezzò la vista sul mare, imparò a cibarsi di pesce e molluschi ed usò per la prima volta l’ossidiana (Walter et al., 2000). Questo ultimo periodo interglaciale [3] durò circa dodicimila anni (Bard et al., 2002) e poi, durante la successiva era glaciale (l’ultima, quella a cui tutti di solito si riferiscono), le migrazioni ripresero verso l’Asia, l’Europa e l’Africa del sud (almeno secondo il modello più accreditato; Stringer, 2002).


Cammina, cammina...

Alcuni piccoli gruppi di individui rimasero relativamente isolati, ma ebbero la fortuna di trovare condizioni geografiche o climatiche particolarmente favorevoli. Si moltiplicarono in grande numero mantenendo una forte affinità morfologica, dando vita a quelle che una volta venivano chiamate razze.

Ventimila anni fa diverse tribù di uomini simili a noi vivevano sulle rive del Mediterraneo. Chi avesse potuto osservarli nudi non avrebbe potuto distinguerli dai bagnanti di oggi, a parte l'obesità ed i costumi da bagno.

L’arte della navigazione nacque in piena era glaciale. I nostri progenitori dimostrarono di saper navigare almeno cinquantamila anni fa, colonizzando l’Australia via mare (Stringer, 2002). Nel Mediterraneo, la navigazione risale a circa trentamila anni fa (Broodbank, 2006), visto che, sia pure in forma rudimentale, fu necessaria sia per colonizzare le isole maggiori, sia per pescare (resti di pesci d'alto mare, datati 28.000 anni fa, sono presenti nella caverna di Üçagizli in Turchia) (Greaves and Helwing, 2003).


Rock art neolitica del periodo predinastico,
sito CAS-2 di Wadi Abu Subeira (Egitto).

Ma fu la fine dell'era glaciale a portare le grandi novità.

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[1] Il clima non è stato sempre lo stesso. Oggi sappiamo che nell’ultimo mezzo milione di anni ci sono state quattro ere glaciali, intervallate da altrettanti periodi interglaciali, molto più brevi (EPICA, 2004). L’ultima era glaciale, quella più famosa, cominciò circa centoventimila anni fa e finì diecimila anni fa. La nostra specie è apparsa durante la penultima era glaciale, si è fatta un periodo interglaciale di circa diecimila anni, poi tutta l’era glaciale ed infine il presente interglaciale, che, se dura quanto gli altri, dovrebbe essere agli sgoccioli.

[2] Alcuni ritrovamenti recenti, parzialmente controversi, sposterebbero questa data a 200.000 anni fa, vicino alla comparsa dell’uomo di Neanderthal, risalente a circa 250.000 anni fa e scomparso circa 30.000 anni fa.

[3] L'ultimo periodo interglaciale non è quello attuale, che viene chiamato "presente", ma quello che precedette l'ultima era glaciale.

Bibliografia.

Bard E., Antonioli F. and Silenzi, S. (2002) Sea-level during the penultimate interglacial period based on a submerged stalagmite from Argentarola Cave (Italy) Earth Planet. Sci. Lett. 196, 135-146.

Broodbank, Cyprian: The Origins and Early Development of Mediterranean Maritime Activity; Journal of Mediterranean Archaeology, Vol 19, No 2 (2006), 199-230.

EPICA community members (2004). Eight glacial cycles from an Antarctic ice core. Nature 429, 623-628.

Greaves A.M., B. Helwing, “Archaeology in Turkey: the stone, Bronze and Iron Age, 2000”, in AJA 107/1, pp. 71-103.

Stringer, Chris (2000) Coasting out of Africa. Nature 405, 24-26.

Stringer, Chris (2002) Modern human origins: progress and prospects. Phil. Trans. R. Soc. Lond. B 2002 357, 563-579.

Walter, Robert C., Richard T. Buffler, J. Henrich Bruggemann, Mireille M. M. Guillaume, Seife M. Berhe, Berhane Negassi, Yoseph Libsekal, Hai Cheng, R. Lawrence Edwards, Rudo von Coselk, Didier Neraudeau & Mario Gagnon (2000) Early human occupation of the Red Sea coast of Eritrea during the last interglacial. Nature 405, 65-69.


Pubblicato il 15 marzo 2009; ultima modifica il 14 ottobre 2014.

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