Le fonti rinnovabili. Introduzione (bozza)

Ogni volta che aumenta la benzina o arriva un’ondata di caldo, la gente s’interessa alle energie rinnovabili. In televisione, politici e giornalisti svelano verità di fede opposte ed ammantano di confusione un argomento di per sé già abbastanza complicato. Poi l’estate finisce, all’aumento ci si rassegna e l'argomento rinnovabili viene accantonato. Alla gente rimane la sensazione di non aver capito quali energie siano praticabili realmente e quanto costino veramente. Non m’illudo di far vacillare la fede dei credenti, ma chi volesse farsi un’idea empirica sull’argomento può leggere queste pagine.

L’energia rinnovabile si chiama così perché nasce da una fonte che si “rinnova” man mano che viene utilizzata. Per esempio, quando una ruota viene mossa dall’acqua di un fiume, il fiume continua a scorrere e a fornire energia. Nel frattempo altra acqua evapora dal mare, forma altre nuvole e scarica altra pioggia sui monti, alimentando il fiume in un ciclo continuo. Si noti che, nel suo cammino dai monti al mare, l’energia dell’acqua si perderebbe comunque, anche se non venisse utilizzata dalla ruota.

Le fonti rinnovabili non sono una novità: la legna che gli uomini primitivi bruciavano per scaldarsi e cuocere i cibi, oggi si chiama biomassa, ma è la stessa roba. Come spesso succede, è questione di nomi: gli antichi non ci facevano caso, ma per navigare a vela, sfruttavano l’energia eolica. Si noti che, nonostante tutti i pannelli solari e le pale eoliche istallati, la maggior parte dell’energia rinnovabile che oggi il mondo utilizza è ancora del tipo primitivo (legna bruciata per scaldarsi o cucinare).

Il vero guaio, invece, è che più dell’80% dell’energia che oggi utilizziamo non è rinnovabile. Proviene da petrolio, carbone o gas (noti anche come combustibili fossili), cioè da qualcosa che, una volta utilizzato, sarà finito per sempre. Per giunta, nel bruciarli, produciamo CO2, un gas che accentua l’effetto serra e provoca l’aumento della temperatura sulla terra.

È evidente che ridurre l’utilizzo dei combustibili fossili ed aumentare quello delle fonti rinnovabili sarebbe nell’interesse generale. Ma siccome, nonostante i buoni propositi, non lo si è fatto, conviene cercare di capire il perché.

Prima di scendere nei dettagli, però, è bene ricordare un fatto basilare: non è l’energia quello che vuole la gente, ma ciò che con essa si ottiene (e che, spesso, si può ottenere con meno energia).



Fatti, non parole!

Un esempio soltanto: d’inverno quello che c’interessa è stare al caldo, non bruciare il gas. E per scaldare la casa a 20°, si può bruciare un po' di gas nella caldaia di casa, oppure bruciarne tre volte tanto in una centrale elettrica, portare la corrente fino a casa ed utilizzare delle stufe. Non sempre l’elettricità fa consumare di meno.

Purtroppo, quando si parla di energia, i conti bisogna farli sempre. Infatti l’energia è una quantità e non una qualità. Per averne dodici bisogna moltiplicare tre per quattro, o sei per due. Che si possa ottenere dodici moltiplicando l'impegno per la volontà di cambiare è una soluzione buona solo per i dibattiti televisivi.


Cucinare con lo sterco di Yak. Una cosa che tutti vorremmo poter fare.

Il contenuto di queste pagine è, di norma, referenziato (anche se qualcosa può essermi sfuggito) e, spero, comprensibile. Se ci sono punti oscuri, la colpa è mia; se me li segnalerete proverò a correggerli.


Pubblicato il 1° marzo 2012; ultima modifica il 16 settembre 2014.

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