Atene


Capo Sounion - Atene, 61 km.45

Se per esigenze investigative non fossimo tornati indietro a Maratona, avremmo continuato verso nord-est. E avremmo scoperto che la costa di Apollo è ancora abbastanza bella, nonostante la speculazione edilizia selvaggia. Anzi dirò di più: ci saremmo anche fermati sulla spiaggia di Palea Focaia, a prendere il sole a pochi metri da tre turiste tedesche nude, che me le ricorderei ancora oggi.

Entrare nel traffico di Atene non è un’esperienza esaltante, ma apparentemente non ci sono altri metodi per visitare l’Acropoli.46

Il Partenone (casa della vergine) è stato il tempio di Atena per 900 anni, dell’altra Vergine per altri mille, quindi moschea, resistendo intatto a guerre, terremoti e saccheggi fino al 1687, quando il doge Francesco Morosini, alla guida dei Veneziani, lo fece bombardare.47

Scendiamo dall’Acropoli, porto Virgilia nell’Agorà Romana, dove ci sentiremo più a casa. Infatti, troviamo un gruppo di festosi connazionali in visita, riconoscibili dagli zainetti Invicta, scarpe Timberland, jeans Levi’s, magliette Lacoste, giacche Barbour, occhiali Rayban, marsupio e telefonino. Sono venuti anche loro nell’Agorà romana, spinti dalla nostalgia della patria lontana, e dalla speranza di trovare gli spaghetti all’Amatriciana.

Andiamo alla Biblioteca di Adriano, speriamo che la cultura li tenga lontano. Ma la Biblioteca è chiusa e non si può visitare, si vede proprio che è romana. Girovagando un po’, finiamo nel negozietto di libri antichi di un vicolo poco distante. Entrati a curiosare, la mia attenzione viene catturata da un’antica edizione del 38° libro dell'Historia Naturalis di Plinio. Un momento! Plinio il Vecchio ne scrisse solo 37, vuoi vedere che si tratta del preziosissimo e introvabile 38° volume, attribuito al terzo e quasi sconosciuto Plinio, il deprecato Plinio l'Adulto?

Tant'è che Plinio il Giovane, nelle sue reiterate sviolinate a Traiano, deplorò sempre l’inopportuna dedica alla madre dell’imperatore, contenuta nel 38° libro, negando con forza che si trattasse di un’opera del padre adottivo, Plinio il Vecchio.

Secondo fonti inattendibili, Plinio l’Adulto, un naturalista e filologo molto meno conosciuto dei suoi due omonimi, avrebbe viaggiato a lungo in Grecia, alla ricerca di testi antichi, non mancando di osservare con attenzione i costumi degli uomini, i comportamenti degli animali e la varietà delle piante. Il 38° libro comincia così:

A mammete. (di Traiano, N.d.T.)

Domina, venimus ista mea ad dicere, una parola, sed, septem centum milia liras, spaecies isto anno... non può che trattarsi della dedica alla madre di Traiano, che gli aveva commissionato l’opera. Sfoglio il libricino e vado più avanti, guarda qua: ...de curioso casu Parissarmae Sami, doctoris insipientis...

Miihh, non ci posso credere! Plinio deve aver trovato dei frammenti letterari riguardanti un certo Parissarma di Samo e li ha riportati nel suo libro. Non c’è dubbio che sia stata la Dea Fortuna, quella romana, a guidare il mio cammino: a Maratona incappo in un’iscrizione firmata da un certo Parissarma di Samo e il giorno dopo scovo un libro introvabile in cui si parla dello stesso tizio. Ma come si possono scrivere tante minchiate!

Compro il libretto per 5000 dracme; il libraio mi mostra altre 5 operette di Plinio l’Adulto: Historia Naturalis 39, 40, 41, 42, 43. Compro tutto, che saranno mai 30000 dracme! Virgilia mi fa notare la scritta Printed in Taiwan sulle copertine di questi altri volumi: si mette a guardare il dettaglio in un momento come questo!

In albergo, più tardi, sfogliando le Historiae Naturalis 39, 40, 41, 42 e 43, proprio non capisco perché Plinio si soffermi tanto sul funzionamento del video recorder, e perché ripeta le stesse cose in lingue diverse; certo la sua padronanza è perfetta, e non solo delle lingue neolatine, anche del finnico e del coreano. E che belle fotografie. Ma perché, mi dico, di tutta la natura, questo interesse così mirato alle funzioni del telecomando e dei tasti frontali del videorecorder?

Un momento: Plinio era latino: non poteva già conoscere le lingue neolatine! Queste opere sono evidentemente apocrife. Meno male che almeno il primo libro è autentico.

Quel fetente del libraio! Certo, i falsi mica posso portarglieli indietro, che figura ci farei con Virgilia.

L’indomani andiamo all’Accademia, sperando che abbia veramente relazione col giardino dell’albero di Ecademo, presso il quale Platone insegnava. Ho letto un po’ del 38° libro di Plinio, ma non ho ancora trovato riferimenti a Parissarma. C'è da dire che Plinio, acuto osservatore della natura, offre comunque interessanti spunti di riflessione.

Ad esempio, il primo capitolo del libro, Homo est bestia (L’uomo è una bestia), trova Virgilia perfettamente d’accordo, quantunque io non sia sicuro che la sua giovane ed inesperta mente riesca a cogliere il valore metaforico della affermazione.

- Plinio sostiene che l’uomo non sia sostanzialmente diverso dagli altri animali, ma soltanto più raffinato nell’uso degli utensili.
- Sono d’accordo, e da come guidi la moto non vedo neanche un gran raffinamento - risponde Virgilia, che, come tutte le donne, vede il cavallo ma non la cavallinità.
- Virgilia, attenzione a non lasciarti ingannare dal significato letterale della frase.
- Non mi inganna per niente. Sei d’accordo che l’affermazione di Plinio ha valore in generale?
- Certo, è quello che sto cercando di dirti.
- E che il generale comprende il particolare?
- Ovvio, ma tu personalizzi sempre e, in mezzo agli alberi, rischi di non vedere la foresta.
- No, io la foresta la vedo benissimo; dal generale discende il particolare, l’uomo è una bestia e tu, Andrea ed Armando siete delle bestie.
- Che c’entra, non si fanno così i discorsi filosofici, anche se Andrea te l’ho sempre detto che era una bestia. Ma, Armando chi è?
- Una bestia come te.

Intanto, camminando siamo arrivati nell’Agorà antica, anzi appena fuori, al portico dipinto, Stoà Poikìle, passeggiando sotto il quale, Zenone di Cizio professava il suo stoicismo.48 Anche il mio stoicismo è messo a dura prova.

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[45] Capo Sounion, 17 km, Palea Focaia, 12 km, Kalivia Paralia, 17 km, Vouliag-meni, 15 km, Glifada, Kalamaki, Pireas, Atene.

[46] La pace dei trent’anni durò 14 anni, che però furono sufficienti a costruire la maggior parte dell’Acropoli. Per la costruzione del Partenone e dei Propilei furono utilizzati i fondi della lega Delio-Attica (5mila talenti, equivalenti alla paga di 100 mila anni/uomo di un operaio specializzato), tra le proteste degli alleati non ateniesi della lega. A. R. Burn: Storia dell’antica Grecia.

[47] Questo fulgido episodio della nostra storia è purtroppo appannato dalla versione di altri europei, che attribuiscono la responsabilità principale al conte tedesco Konigsberg (di origine svedese), comandante l’artiglieria, o addirittura a un luogotenente francese che, volendo dare prova di abilità, fece partire di sua iniziativa il colpo fatale. A.R.Burn: Storia dell’antica Grecia.

[48] Diog. L.: VII, 39, 40.

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Pubblicato il 22 novembre 2011; modificato il 10 luglio 2013.

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