Eruzioni esplosive (bozza)           English version

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Come nei peggiori film di fantascienza, le inondazioni della fine dell’era glaciale non arrivarono da sole, ma accompagnate da terribili eruzioni vulcaniche.

Non fu sfortuna, ma il risultato della dinamica delle placche continentali. Quando il ghiaccio che ricopre una zolla continentale si scioglie, il minor peso sopra la zolla genera un’instabilità. Le zolle continentali, che galleggiano sul mantello terrestre, possono essere paragonate ad una fila di barche ormeggiate una accanto all’altra.

Se l’occupante di una barca si tuffa in acqua, la barca rimbalza verso l'alto, variando la distanza che la separa dalle barche vicine. In maniera simile, si spostano i bordi di due zolle contigue che si riassestano dopo lo scioglimento di un ghiacciaio.

A causa di queste tensioni lo strato di crosta terrestre lungo il confine di separazione si deforma fino a rompersi, permettendo al magma sottostante di aprirsi un varco verso la superficie e generare nuovi vulcani.

Dal canto loro le eruzioni vulcaniche causano esse stesse delle variazioni climatiche: spesso disperdono cenere nella stratosfera aumentando la riflessione della luce solare e provocando un raffreddamento, ma possono anche emettere metano o CO2 aumentando l'effetto serra e provocando un riscaldamento.

Il rapporto di causa ed effetto tra il clima e le eruzioni è molto complicato, ma è ben noto che i cambiamenti climatici del pianeta siano stati sempre accompagnati da un aumento dell’attività vulcanica.



Come le zolle.

Questa correlazione è stata osservata durante il Quaternario (Bray, 1977), (Hall, 1982), ed è valida anche nel Mediterraneo centrale (Paterne, Guichard & Labeyrie, 1988).

In realtà si è scoperto di più, e cioè che i cambiamenti climatici degli ultimi centomila anni sono stati correlati all’attività propriamente esplosiva dei vulcani (Zielinski et al., 1996).

Per esempio nel Mediterraneo, tra quindicimila e ottomila anni fa, in coincidenza con le grandi variazioni del livello del mare, il numero di eruzioni esplosive triplicò, raggiungendo la frequenza di tre per millennio (McGuire, 1997).

Non deve essere un caso che l’inizio dell’Olocene sia stato accompagnato, 11.300 anni fa, da un eruzione spaventosa, testimoniata dal maggior picco di SO4 rilevato in Groenlandia negli ultimi centodiecimila anni (Zielinski et al., 1996).

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Volcanic SO4 > 40 ppb in the past 20,000 yr (from Zielinski et al. 1996); data from the Greenland Ice Sheet Project 2 analysed through an empirical orthogonal function decomposition method (Mayewski et al. 1994). Note the high density of episodes between fifteen and eight thousand years ago. (adattato da Zielinski et al., 1996).



Bibliografia.

Bray, J. R. (1977) Pleistocene volcanism and glacial initiation. Science 197, 251–254.

Hall, K. (1982) Rapid deglaciation as an initiator of volcanic activity: an hypothesis. Earth Surf. Process. Landforms 7, 45–51.

McGuire, W. J., R. J. Howarth, C. R. Firth, A. R. Solow, A. D. Pullen, S. J. Saunders, I. S. Stewart & C. Vita-Finzi (1997) Correlation between rate of sea-level change and frequency of explosive volcanism in the Mediterranean. Nature 389, 473-476.

Paterne, M., Guichard, F. & Labeyrie, J. (1988) Explosive activity of the south Italian volcanoes during the past 80,000 years as determined by marine tephrochronology. J. Volcanol. Geotherm. Res. 34, 153–172.

Zielinski, G. A., Mayewski, P. A., Meeker, L. D., Whitlow, S. & Twickler, M. S. (1996) An 110,000-year record of explosive volcanism from the GISP2 (Greenland) ice core. Quat. Res. 43, 109–118.


Pubblicato il 3 novembre 2011; ultima modifica il 28 febbraio 2017.

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