Le novità dello Younger Dryas (bozza)       English version


Il Medio Oriente: il teatro delle novità dello Younger Dryas.

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L’era glaciale raggiunse il massimo circa ventimila anni fa, poi la temperatura cominciò ad aumentare (Clark et al., 2009). Durante la fase di transizione l’attività marinara si diffuse in tutto il Mediterraneo e divenne più sofisticata. Diciassettemila anni fa fu in grado di permettere la colonizzazione della Sardegna (Broodbank, 2006) e la pesca d’altura, come documentano i resti ritrovati nelle caverne di Mentone (Cleyet-Merle, 1990: 26).

Ma fu tredicimila anni fa, all’inizio dello Younger Dryas [1], che due eventi mostrano un salto di qualità nella navigazione del Mediterraneo: la colonizzazione di Cipro, che comportò l’attraversamento di quaranta miglia marine (Ammerman et al., 2006), e l’instaurazione di rotte marittime “regolari” per il trasporto dell’ossidiana tra Melos e l’Argolide (Renfrew and Aspinall, 1990).

Nello stesso momento, benché fossero ancora cacciatori/raccoglitori, gli uomini furono capaci di coordinarsi abbastanza per erigere (e decorare con bassorilievi) un grande tempio di pietra a Göbekli Tepe in Turchia (Dietrich et al. 2013). Un po' più a sud, di fronte a Cipro, nella punta occidentale della mezzaluna fertile, invece, iniziarono a selezionare i cereali da coltivare (Purugganan & Fuller, 2009), dando ufficialmente inizio all'agricoltura. Infatti, benché i cereali selvatici facessero già parte della dieta umana fin dal massimo glaciale (Kislev et al., 1998), prima di tredicimila anni fa non è possibile stabilire se fossero coltivati o spontanei, perché le specie domestiche apparvero solo in quel periodo.

Poco più a sud, tra l’attuale Libano ed il Sinai, nell’arco di tempo compreso tra i due Meltwater Pulse [2] gli uomini divennero per la prima volta sedentari. Apparvero, infatti, i villaggi natufiani (Bar-Yosef, 1998) con le prime case in pietra e con utensili ed ornamenti [3] mai visti prima (Bar-Yosef Mayer & Porat, 2008).

In pratica, dall’Egeo al Sinai, delle innovazioni rivoluzionarie, sia marittime che terrestri, alterarono la vita degli uomini poco dopo il Meltwater Pulse 1a. Difficile non attribuire la modifica dello stile di vita al mutamento climatico: in poco tempo la temperatura salì ai livelli odierni, le precipitazioni variarono in intensità e frequenza e le estati divennero più calde [4].

Le estati più lunghe ed il mare più calmo estesero la stagione della navigazione, facilitandone la pratica e permettendo un affinamento delle tecniche marinare. Forse nella Turchia meridionale i cereali selvatici non crebbero più spontaneamente e bisognò irrigarli o selezionare i terreni dove coltivarli. Di certo le risorse non mancarono più a sud, dove per la prima volta un popolo (i Natufiani) poté divenire stanziale, pur senza addomesticare i cereali di cui si cibava.

Secondo Bar Yosef (1998) le condizioni geoclimatiche per la domesticazione dei cereali si verificarono soltanto in Medio Oriente, ma a me sembra difficile che non si siano presentate in nessuna altra parte del mondo. India e Cina sono molto grandi e variegate, non è che il frequente sciovinismo degli archeologi ci abbia messo del suo per favorire l'unicità del Levante? [5]

Il fatto è che un caldo così non si vedeva da cinquantamila anni in tutto il mondo (Siddal, 2003) e dovunque la gente può aver pensato: meglio due spaghetti o un’insalata di riso piuttosto che il solito goulash. La necessità aguzza l’ingegno e l’ipotesi che le innovazioni sopra citate siano state la risposta alle mutate condizioni climatiche è plausibile, ma dove sarebbero le tracce dell’ingegno aguzzato nel resto del mondo?

La risposta alla domanda potrebbe trovarsi in un altro effetto della temperatura più alta: l’aumento del livello del mare. Durante la transizione da glaciale a interglaciale molte regioni costiere vennero sommerse e dovettero essere abbandonate, lo stesso accadde a molte isole basse che divennero rapidamente parte del fondo marino.

In altre parole, la tendenza umana a vivere vicino al mare ha avuto un’ovvia conseguenza sulla posizione dei siti archeologici: è probabile che la maggior parte dei luoghi abitati durante l'era glaciale si trovi sui bassifondi marini che costituivano le coste di allora (Bailey & Flemming, 2008).

Ma anche la maggior parte dei siti abitati nel periodo compreso tra i due Meltwater Pulse dovrebbe trovarsi oggi sott'acqua. Ne segue che pure gli eventuali rivoluzionari manufatti inventati da altri innovatori dovrebbe trovarsi in fondo al mare, fornendo una spiegazione banale della rarità dei ritrovamenti.

Ricapitolando, attorno a tredicimila anni fa nel mar Egeo si perfezionò la navigazione (soprattutto per procurarsi l’ossidiana, un bene allora prezioso); in Medio Oriente si costruì il primo tempio di pietra, nacque l’agricoltura (selezionando i cereali da coltivare) e qualcuno trovò sufficienti risorse locali da divenire stanziale (iniziando ad abitare in case di pietra).

Lo sviluppo della navigazione (favorito dal mare più calmo di estati più lunghe) e la densità delle capanne di pietra dei villaggi natufiani (molto più alta durante il periodo caldo, che in quello freddo) (Munro, 2003) lasciano pensare che si trattò di adattamenti al caldo Bølling-Allerød [4] piuttosto che al freddo Younger-Dryas. Cioè: è probabile che sia stato l'arrivo del caldo a causare la rivoluzione delle abitudini umane e non quello del freddo che lo seguì.

Ma come facciamo a conoscere queste variazioni climatiche con tanta precisione?

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Un blocco di ossidiana al museo di Lipari


La posizione di Melos nell'Egeo.


Mortaio natufiano a Upper Besor VI.

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[1] Lo Younger Dryas fu un periodo di freddo intenso che interruppe per circa 1300 anni il trend di riscaldamento generale della fine dell'era glaciale (Alley, 2000).

[2] I Meltwater Pulse (MWP) furono degli improvvisi riscaldamenti climatici che causarono un repentino scioglimento di ghiacci e di conseguenza un altrettanto veloce innalzamento del livello del mare.

[3] The use of beads and other personal ornaments is a trait of modern human behavior. During the Middle and Upper Paleolithic periods, beads were made out of shell, bone, ivory, egg shell, and occasionally of minerals. During the transition to agriculture in the Near East, stone, in particular green stone, was used for the first time to make beads and pendants. We observed that a large variety of minerals of green colors were sought, including apatite, several copper-bearing minerals, amazonite and serpentinite. There seems to be an increase with time of distance from which the green minerals were sought. Because beads in white, red, yellow, brown, and black colors had been used previously, we suggest that the occurrence of green beads is directly related to the onset of agriculture. Green beads and bead blanks were used as amulets to ward off the evil eye and as fertility charms. (Bar-Yosef Mayer & Porat, 2008).

[4] Bølling-Allerød è il nome del periodo caldo che durò circa millecinquecento anni. In Europa molte foreste vennero popolate essendo diventate favorevoli territori di caccia.

[5] Nel frattempo Cina e India ci si stanno avvicinando: secondo Zhao (1998) il riso venne addomesticato diecimila anni fa lungo lo Yangtze; mentre secondo Gupta (2004) lo stesso accadde al grano undicimila anni fa in India.

[6] The Younger Dryas, an intense cooling and drying event of global proportions, has been attributed a major causal role in the adoption of agricultural economies in the southern Levant. Here, the impact of the Younger Dryas on human adaptations is evaluated using a small game index that measures the efficiency of human foraging as a proxy for site occupation intensity. The study examines faunal assemblages spanning the agricultural transition and dating to the Early and Late Natufian and Pre-Pottery Neolithic periods (ca. 14,500 to 11,000 Cal. BP). The small game index and other supporting evidence document major fluctuations in human site occupation intensity across this critical phase. Site occupation reached an unprecedented high during the Early Natufian, but quickly reverted to pre-Natufian levels with the onset of the Younger Dryas in the Late Natufian phase. By decreasing site occupation intensity and increasing mobility, the Late Natufians implemented effective demographic strategies to cope with changing resource distributions. In contrast, there is no evidence for intensified resource use or food stress in the Late Natufian, at least in comparison to the Early Natufian phase. Although, it is tempting to assign the Younger Dryas a causal role in the adoption of agricultural economies, support for this hypothesis (in the form of food stress and resource intensification) does not currently exist. (Munro, 2003).

Bibliografia.

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Ammerman, A.J., P. Flourentzos, C. McCartney, J. Noller and D. Sorabji (2006) Two new early sites on Cyprus. Report of the Department of Antiquities, Cyprus: 1-21.

Bailey, Geoffrey N., Nicholas C. Flemming, (2008) Archaeology of the continental shelf: Marine resources, submerged landscapes and underwater archaeology. Quaternary Science Reviews 27 2153–2165.

Bar-Yosef, Ofer (1998), The Natufian Culture in the Levant, Threshold to the Origins of Agriculture, Evolutionary Anthropology 6 (5): 159–177.

Bar-Yosef Mayer Daniella E. and Naomi Porat (2008), Green stone beads at the dawn of agriculture, 8548–8551 PNAS June 24, 2008, vol. 105 no. 25.

Broodbank, Cyprian: The Origins and Early Development of Mediterranean Maritime Activity; Journal of Mediterranean Archaeology, Vol 19, No 2 (2006), 199-230.

Clark, Peter U., Arthur S. Dyke, Jeremy D. Shakun, Anders E. Carlson, Jorie Clark, Barbara Wohlfarth, Jerry X. Mitrovica, Steven W. Hostetler, and A. Marshall McCabe: The Last Glacial Maximum, Science 7 August 2009: 325 (5941), 710-714.

Cleyet-Merle, J. J. (1990) La préhistoire de la pêche: 26, Ed. Errance, París.

Dietrich, O., Köksal-Schmidt, C., Notroff, J., and Schmidt, K. (2013). “Establishing a radiocarbon sequence for Göbekli Tepe. State of research and new data”. Neo-Lithics. The Newsletter of Southwest Asian Neolithic Research (1/13), 36–41.

Gupta, Anil K. (2004), Origin of agriculture and domestication of plants and animals linked to early Holocene climate amelioration, Crrent Science, VOL. 87, NO. 1, 54-59.

Kislev, M. E., Nadel, D. & Carmi, I. Epipalaeolithic cereal and fruit diet at Ohalu II, Sea of Galilee, Israel. Rev. Palaeobot. Palyn. 73, 161–166 (1992).

Munro, Natalie D. (2003), Small game, the Younger Dryas, and the transition to agriculture in the southern Levant, Mitteilungen der Gesellschaft für Urgeschichte 12: 47–71.

Purugganan M. D. & Fuller D. Q. (2009) The nature of selection during plant domestication. Nature 457, 843-848.

Renfrew, C., and A. Aspinall (1990) Aegean obsidian and Franchthi Cave. In C. Perlès, Excavations at Franchthi Cave, Greece, Fascicle 5: Les industries lithiques taillées de Franchthi (Argolide, Grèce) II. Les industries du Mésolithique et du Néolithique initial, 257-70. Bloomington and Indianapolis: Indiana University Press.

Siddall M, Rohling EJ, Almogi-Labin A, Hemleben C, Meischner D, Schmeizer I & Smeed DA. (2003). Sea-level fluctuations during the last glacial cycle. Nature 423, 853-858.

Zhao, Z.J. (1998). The middle Yangtze region in China is one place where rice was domesticated: Phytolith evidence from the Diaotonghuan cave, northern Jiangxi. Antiquity, 278, 885–897.


Pubblicato il 4 novembre 2011; ultima modifica il 9 dicembre 2014.

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